Si fa presto a dire Green

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Gioia del Colle si prepara a vivere un Natale “sostenibile” con la seconda edizione del “Green Christmas”, l’evento che – a detta dell’amministrazione comunale – mira a sensibilizzare i cittadini sui temi ambientali. Il programma, almeno sulla carta, sembra perfetto: un albero in plastica, laboratori di riciclo creativo per i bambini, un concerto jazz e tanti bei discorsi. Ma dietro l’apparenza si nascondono contraddizioni che puzzano di plastica fusa e, ancor peggio, di greenwashing, quel fenomeno tanto di moda in cui si parla di sostenibilità giusto per farsi belli, senza preoccuparsi troppo della coerenza.

L’albero di Natale, orgogliosamente presentato come simbolo ecologico, è una grande struttura di plastica, piazzata davanti al Castello normanno-svevo. L’idea sarebbe quella di evitare l’abbattimento di un albero naturale. Peccato che l’alternativa si limiti a un ammasso di plastica scintillante, che poco ha di sostenibile. Certo, la plastica è riciclabile, ma resta pur sempre un prodotto petrolchimico. Forse l’amministrazione pensa che basti chiamarlo “green” perché lo diventi davvero. Un po’ come decorare una discarica con lucine LED e spacciarla per un’oasi ambientale.

Eppure, una soluzione più intelligente era già sotto gli occhi di tutti: il pino di piazza Garibaldi. A luci accese fa davvero una gran bella figura. Un albero vero, non tagliato, che non avrebbe comportato costi di allestimento significativi, posizionato in una zona centrale e già pronto per diventare il simbolo green che tanto si sbandiera. Sarebbe bastato concentrarsi su quello. Invece no.

Ma il vero capolavoro di incoerenza è la pista di ghiaccio artificiale prevista nella centralissima piazza Plebiscito. Sì, avete capito bene: mentre si tengono laboratori per insegnare ai bambini l’arte del riciclo, si sprecheranno 19.000 litri d’acqua, 18.000 kWh di energia elettrica e si emetteranno 5,52 tonnellate di CO2. E il tutto per cosa? Per permettere qualche pattinata natalizia sotto il cielo di una regione già alle prese con un’emergenza idrica. Il costo per i cittadini? Quasi 10.000 euro, che evidentemente l’amministrazione ritiene un “investimento green”. Forse il ghiaccio artificiale è stato scelto per completare il paradosso: perché fermarsi alla plastica quando si può aggiungere anche un bel po’ di CO2?

Le opposizioni non si sono fatte attendere. Un volantino denuncia l’assurdità della pista di ghiaccio, definendola una scelta insostenibile, inutile e ipocrita. “Ogni goccia vale” recita lo slogan, ricordando l’emergenza idrica in corso. Eppure, sembra che questa preoccupazione non tocchi minimamente chi amministra il Comune. Si parla tanto di ambiente, ma le azioni concrete raccontano un’altra storia: l’importante è fare spettacolo, il resto è secondario.

Il sindaco Giovanni Mastrangelo e l’assessore all’Ambiente Vito Etna difendono l’evento, insistendo sul valore simbolico dell’albero e sulla promozione del centro storico. Ma quale simbolo? Un gigantesco cono di plastica piazzato lì a fare da sfondo a foto e selfie, mentre l’acqua si spreca e il ghiaccio si scioglie (nel senso letterale e figurato). Anche le dichiarazioni della Navita srl e degli enti culturali coinvolti sembrano uscire direttamente dal manuale del greenwashing: tante belle parole sull’importanza di prendersi cura dell’ambiente, ma nessuna spiegazione su come questa iniziativa faccia davvero la differenza.

Ecco il punto: greenwashing. Si prende una spruzzata di verde, la si appiccica su un evento, e improvvisamente tutto diventa ecologico. Ma se si grattassero via le luci e le decorazioni, resterebbe solo una serie di contraddizioni e sprechi. L’albero di plastica, la pista di ghiaccio e i bei discorsi di circostanza non sono altro che fumo negli occhi per coprire una mancanza di impegno reale. È più importante apparire che essere, e questo “Green Christmas” ne è la prova.

Forse, più che educare i cittadini alla sostenibilità, l’amministrazione dovrebbe imparare una lezione: la sostenibilità non è una parola magica da appiccicare ovunque. Richiede scelte coerenti e coraggiose. Fino ad allora, Gioia del Colle avrà un Natale “green” solo di nome, ma di fatto sarà un Natale al gusto di plastica e CO2.

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