Il suono della prima campanella dell’anno scolastico ha accolto ieri centinaia di studenti del liceo classico, pronti a tuffarsi nelle nuove avventure scolastiche con la solita carica di energia. Ma c’è un’altra realtà che ha dato il suo “benvenuto”, se così vogliamo chiamarlo, ai giovani studenti: lo stato di incuria delle aiuole antistanti la scuola. Un vero e proprio spettacolo indegno che, purtroppo, rappresenta un triste contrasto con l’entusiasmo dei ragazzi, freschi e pieni di aspettative per l’anno che verrà.

Già dai primi passi verso l’entrata del liceo, l’occhio cade inevitabilmente su una distesa di erbacce alte come giraffe in miniatura, buche che sembrano crateri lunari e rifiuti sparsi come decorazioni post-apocalittiche. Un’immagine perfetta per chi volesse girare un film sull’abbandono, ma un po’ meno per chi, come gli studenti, aspira a un ambiente che ispiri, o almeno non deprime, il ritorno tra i banchi.

L’ironia di questa situazione raggiunge il suo picco massimo se si pensa che, mentre le aiuole della scuola languono in stato di abbandono, via Armando Celiberti è stata oggetto di rifacimento da pochissimo. Nuovo asfalto, marciapiedi lindi. È come se la città avesse deciso di mostrare una doppia faccia: da un lato, un quartiere che si rifà il trucco, dall’altro, uno spazio che si spegne lentamente senza che nessuno muova un dito.
Ma il vero paradosso è che proprio alle spalle delle aiuole “decedute” si trova un giardino in via di riqualificazione, con nuove piante. Come se la natura stessa volesse prendersi gioco degli studenti: da un lato, la rinascita in tutto il suo splendore, dall’altro, la morte lenta e silenziosa di ciò che dovrebbe essere un benvenuto verde e rigoglioso.
Eppure, il contrasto più stridente non è solo quello tra i due spazi verdi, ma tra la vivacità degli adolescenti che passano ogni giorno davanti a queste aiuole spente e trascurate. I volti freschi dei ragazzi, pieni di sogni e progetti, si riflettono su un terreno che sembra aver perso ogni volontà di vivere. Lì, dove dovrebbe esserci vita, c’è solo una distesa di verde morente, punteggiata da sacchetti di plastica e cartacce.

Possibile che nessuno abbia notato questo strano gioco di contrasti? Che nessuno si sia accorto che, mentre si pianificano aiuole fiorite e giardini eleganti in altre zone della città, le aiuole del liceo, che ogni giorno accolgono centinaia di ragazzi, rimangono nell’abbandono più totale? Perché, in fondo, a chi importa se gli studenti sono accolti da un prato che sembra più un campo di battaglia che un giardino scolastico?
Forse la speranza è che i ragazzi, nel corso dell’anno, imparino non solo dai libri, ma anche dall’arte della sopravvivenza urbana: come evitare una buca, schivare un’erbaccia particolarmente invadente o scansare una lattina rotolante. O forse, l’idea è che i giovani, con la loro freschezza, riescano in qualche modo a dare nuova vita anche a quegli spazi ormai aridi e dimenticati.
Ma, per adesso, resta una domanda: quanto tempo ci vorrà prima che qualcuno decida di fare qualcosa per queste aiuole dimenticate? Forse, nel frattempo, possiamo suggerire una nuova materia scolastica: “Sopravvivenza nel degrado urbano”. Chissà, potrebbe tornare utile.