(Pubblichiamo integralmente una nota politica dei consiglieri, Giuseppe Procino e Alessandro De Rosa, del Partito Democratico di Gioia del Colle, relativa a quanto accaduto nel Consiglio Comunale del primo settembre scorso)
Consiglio Comunale dell’1 settembre: la scelta di disertare l’aula è un gesto politico che pesa.
L’1 settembre 2025 a Gioia del Colle si sarebbe dovuto tenere un Consiglio Comunale richiesto per autoconvocazione dai consiglieri di minoranza. In aula erano presenti tre consiglieri di opposizione su quattro; nessuno degli undici consiglieri di maggioranza si è presentato. La seduta non si è quindi potuta aprire per mancanza del numero legale.
Un episodio che, per la sua dinamica, non può essere liquidato come una semplice coincidenza o un “normale” rinvio. È stato un atto politico dirompente che merita di essere raccontato ai cittadini nella sua interezza.
I fatti: dalla richiesta di autoconvocazione al giorno del Consiglio
Tutto inizia il 12 agosto, quando quattro consiglieri di minoranza depositano la richiesta di autoconvocazione, uno strumento regolamentare che garantisce all’opposizione la possibilità di inserire in agenda temi urgenti o di rilevante interesse per la cittadinanza.
Il regolamento del Consiglio Comunale è chiaro: il Presidente ha 20 giorni di tempo per convocare la seduta. Il termine ultimo diventa così l’1 settembre.
Il 26 agosto, durante la conferenza dei capigruppo, si discute dell’ordine del giorno — composto in gran parte da interrogazioni, interpellanze e mozioni proposte dalla minoranza — e si stabilisce la consueta doppia convocazione: 1° settembre (prima convocazione) e 8 settembre (seconda convocazione). Viene segnalato che diversi consiglieri di maggioranza potrebbero essere assenti, ma non c’è alcun accordo formale: la minoranza prende semplicemente atto delle informazioni fornite.
Nessun accordo, nessuna promessa mancata
Nelle ore successive al mancato Consiglio, diversi consiglieri di maggioranza e lo stesso Presidente del Consiglio hanno pubblicato post e analisi sui social, accusando l’opposizione di aver “disatteso un accordo”.
Nulla di più falso. Un accordo non è mai esistito. Nessuna intesa è stata formalizzata né verbalizzata. La minoranza si è limitata a recepire che la seduta rischiava di non essere celebrata. Con i rapporti di forza attuali, parlare di “accordo” è improprio: non si è trattato di una scelta condivisa, ma di una decisione unilaterale.
Un gesto politico calcolato
Il dato politico è chiaro: undici consiglieri su undici della maggioranza hanno disertato l’aula. È difficile credere che tutti, nello stesso giorno, fossero realmente impossibilitati a partecipare. Più plausibile è che alcuni, pur disponibili, siano stati invitati a non presentarsi per lanciare un segnale più forte:
dimostrare che il calendario dei lavori del Consiglio Comunale è nelle mani della sola maggioranza;
svuotare di significato uno strumento fondamentale di partecipazione democratica, l’autoconvocazione;
rimandare a piacimento la discussione su temi scomodi o urgenti per la città.
Se l’obiettivo fosse stato semplicemente constatare la mancanza del numero legale, bastava che alcuni consiglieri si presentassero, come accade in qualsiasi assemblea democratica. La scelta, invece, è stata dirompente: nessuno dei consiglieri di maggioranza in aula, per un gesto che ha assunto i toni di un atto di forza o, peggio, di disprezzo per il ruolo istituzionale della minoranza.
Il verbale dei capigruppo non giustifica nulla
Da più parti si è invocato il verbale della conferenza dei capigruppo per giustificare questa decisione. Eppure, quel documento non contiene nulla di straordinario: riporta semplicemente le date di convocazione (1° e 8 settembre), come avviene sempre. Nessuna traccia di accordi o strategie condivise.
Richiamarsi a quel testo non può attenuare la gravità di un gesto che resta politicamente e istituzionalmente sconsiderato.
La nostra reazione
Ieri mattina, entrando in aula, eravamo consapevoli che il numero legale potesse non essere raggiunto. Ma non ci aspettavamo un segnale così provocatorio: nessuno dei consiglieri di maggioranza presente.
Per questo, nelle ore successive, abbiamo scelto di informare la cittadinanza. Non si è trattato di un atto strumentale né di propaganda: è stato un dovere politico raccontare ciò che è accaduto e denunciare un gesto che mina il rispetto reciproco tra consiglieri e svuota il valore democratico dell’aula consiliare.
Una domanda alla maggioranza
La domanda ora è semplice:
Cosa volevate dimostrare con questa assenza di massa?
È stato un segnale di forza? Di disprezzo? Di sdegno?
Abbiate il coraggio di dirlo chiaramente ai consiglieri di minoranza e, soprattutto, ai cittadini che rappresentiamo insieme.
Siamo pronti ad accettare un confronto politico duro ma trasparente. Ciò che non è accettabile è questa strategia di chiusura totale: non c’era bisogno di un gesto così violento per rimandare la seduta. Bastava seguire le regole e dare spazio al dibattito democratico.
Chi ha voluto questa scelta ne porti la responsabilità davanti all’aula consiliare e davanti agli elettori.